Il Cloud computing è una tecnologia innovativa che parte dal presupposto di delegare le principali attività di elaborazione ad una macchina, in remoto, che non è quella attualmente in uso. I dati vengono salvati ed elaborati da server remoti, i cosiddetti Server cloud. È un’invenzione brillante, utile ed efficiente. Oggi la tecnologia Cloud viene usata da milioni di utenti, sia per uso domestico che professionale. Si possono creare servizi e applicazioni senza bisogno di scaricarli, fornire software di vario genere, analizzare i dati (Data analytics) per ricavarne modelli ed eseguire stime, archiviare i dati e tanto altro. Un esempio è Gmail: con il suo drive si possono immagazzinare dati e condividerli da remoto con altri utenti.
Leggendo l’articolo capirete come funziona la tecnologia del Cloud computing. Partiremo dalle sue origini, per poi spiegare il suo funzionamento interno, gli ingranaggi che lo mettono in moto, e in ciò giocano un ruolo di primo piano i server cloud. Infine illustreremo in dettaglio per cosa viene impiegato il Cloud. La nostra gigante nuvola virtuale è piena di sorprese ed estremamente intelligente.
Bene, iniziamo!
Origini del Cloud computing
Il seme puramente teorico lo dobbiamo all’informatico statunitense John McCarthy. Siamo negli anni ‘60, un periodo di boom economico. Vengono lasciati alle spalle i suoni delle bombe e delle mitragliatrici della Seconda Guerra Mondiale, rimane solo il distante eco delle nuvole cariche di dolore che tuonano ormai nel lontano orizzonte. Adesso le prospettive sono luminose, si pensa ad un altro tipo di ‘nuvola’: il Cloud computing. John McCarthy desidera fornire risorse di elaborazione attraverso una rete mondiale, introducendo nel mondo informatico il concetto di utilità pubblica dell’IT. In un mondo sempre più globalizzato viene naturale per John pensare ad un server globale.
Da un punto di vista pratico, il primo esempio di Cloud lo dobbiamo a Licklider, il quale programma ARPANET, sigla di Advanced Research Projects Agency Network. Ideò una forma primitiva di cloud computing: consisteva in computer ubicati in diverse aree geografiche capaci di collegarsi attraverso una libera rete associata. Inizialmente fu usato per collegare da remoto due università americane, poi trovò pure un impiego militare.
Solo negli anni ‘90 il Cloud deve il suo nome all’immaginario informatico di disegnare internet come una nuvola. Per chi non masticasse l’inglese, cloud significa nuvola. Tale definizione fu introdotta nei diagrammi di brevetto della rete nei primi anni ’90. La prima azienda a offrire i servizi in modalità cloud fu Salesforce, azienda statunitense fondata nel 1999 che coniò il termine Software as a Service (SaaS) per la prima volta.
Avendo chiare e cristalline le origini del cloud computing, possiamo passare al suo funzionamento.
Funzionamento del Cloud
Ritorniamo un momento sulla sua definizione di base per poi entrare nei dettagli.
DEFINIZIONE DI CLOUD
Per Cloud computing si fa riferimento all’uso della potenza di calcolo che è localizzata altrove, nella nuvola virtuale dei server remoti. Le operazioni di un programma avvengono interamente in questa fitta rete e l’elaborazione non proviene dal nostro processore attualmente in uso, il computer che abbiamo a casa o lo smartphone. Cloud è semplicemente un nome metaforico per intendere la memorizzazione e il processo dei file in un hard disk virtuale, criptati e gestiti dall’area personale di ogni singolo utente (o azienda).
DOVE FINISCONO I NOSTRI DATI
I dati tipicamente finiscono in enormi database virtuali. I dati non vengono memorizzati sul proprio disco rigido, ma si rendono accessibili da qualsiasi dispositivo, in qualsiasi posizione e in qualsiasi momento, basta collegarsi al cloud con nome utente e password, accedendo ad una propria area personale. Ecco la grande comodità del cloud: oggi puoi portarti un hard disk virtuale in tasca, come nel caso di Google drive per smartphone, o Dropbox. Su Yahoo mail le e-mail, con i suoi allegati, hanno un peso, ma quei file rimangono memorizzati nel cloud di Yahoo, non nel nostro disco rigido locale. L’area personale è interamente a carico di internet. Se cancelliamo una posta in arrivo, alleggeriamo lo spazio di archiviazione del cloud, dunque. Il concetto è chiaro.
Ciononostante può sorgere una domanda: i file di uno spazio cloud da cosa vengono gestiti? Dovranno finire da qualche parte fisica. Ottima domanda. Sì, i file in un cloud necessitano di essere archiviati da un dispositivo fisico. Sono i cosiddetti server farm. Sono enormi data center affollati da innumerevoli server, e funzionano 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. Tante aziende espatriano le rispettive server farm al fine di ridurre i costi. Per un’azienda americana finanziare una server farm in Taiwan è molto più conveniente rispetto a un paese come l’Olanda.
Ecco cosa accade quando facciamo una richiesta nel cloud. Per prima cosa, immaginiamo di voler archiviare un PDF nel Cloud, o in alternativa vogliamo avere accesso ad un file. La richiesta viene inoltrata all’API Gateway (1), è il modo in cui si controlla l’accesso ai sistemi e servizi back-end. (2) Superati i muri del firewall, la nostra richiesta si addentra nei server virtuali. (3) Dopodiché, i server si collegheranno al database, e di conseguenza si arriva fino al server farm. (4) Infine avviene il processo inverso, dal database all’utente finale.
In sintesi è questo che avviene durante un’interazione Cloud. La tecnologia diventa sempre più sofisticata e semantica, il futuro dell’informatica sarà sempre più ‘nuvoloso’.
Tipologie di servizi Cloud
Esistono tre tipologie di Cloud computing:
- Software as a service: permette ad un utente di usare un’applicazione senza il bisogno di installarla. Un esempio è Microsoft Office 365. Il programma viene offerto alle aziende per migliorare la propria produttività.
- Platform as a service: permette a terze parti, singoli utenti o aziende, di concepire applicazioni senza comprare hardware o mantenere il software. Un esempio è Zartis. La piattaforma cloud in questione permette di costruire un team di esperti per la progettazione di software, lasciando a Zartis il ruolo di producer.
- Infrastructure as a service: garantisce al cliente infrastrutture hardware per i suoi software. Tante aziende necessitano della materia prima, del lato hardware, soprattutto quelle piccole realtà che hanno bisogno di crescere e vogliono smorzare i costi.
Tipologie di strutture
Al momento se ne possono contare quattro. Sono le seguenti:
- Struttura privata: è un cloud per uso privato. Le risorse sono dedicate ad un cliente.
- Struttura pubblica: le risorse sono condivise con altri utenti.
- Struttura ibrida: è una combinazione di risorse pubbliche e private.
- Struttura community: risorse dedicate a un gruppo di persone specifico.
La versatilità del Cloud computing è un punto di forza. Permette la creazione di molteplici servizi e strutture, l’unico limite è la creatività umana.
Impieghi del Cloud computing
In base ai modelli di servizio citati nelle tipologie di servizi, esistono una molteplicità di impieghi. Vediamo quali.
CATEGORIA SAAS (Software as a service)
Email: Molte aziende sfruttano ormai il cloud computing per servizi di email. Se provate ad aprire la vostra email vedrete associato sempre uno spazio di archiviazione.
CRM: servizi che offrono un gestionale cloud per i processi di vendita. Serve a garantire la gestione efficace dei clienti e della rete di vendita.
ERP: un software in Cloud capace di gestire a 360° i processi gestionali dell’azienda, in modo da semplificare nettamente il management. Produzione, contabilità, gestione delle risorse, tiene conto di tutto.
CATEGORIA PAAS (Platform as a service)
Streaming: una piattaforma online con una propria area personale capace di dare in streaming film, serie TV, partite sportive e altro ancora. Essendo piattaforme che permettono a team di persone di pubblicare un film o una serie, vengono considerate PAAS. Anche se Netflix è un incrocio tra SAAS e PAAS.
Social network: una piattaforma online usata per connettersi e socializzare con altri utenti. Essendo una piattaforma con storage di dati online, e permettendo agli sviluppatori di poter creare al suo interno delle applicazioni, è una PAAS.
CATEGORIA IAAS (Infrastructure as a service)
Nella categoria IAAS rientrano esattamente i medesimi impieghi della PAAS, con la differenza che offre un appoggio dal punto di vista hardware e non del software in sé.
Conclusione
Quello che abbiamo illustrato nell’articolo è l’ABC del cloud computing. Abbiamo semplificato il più possibile per spiegare in maniera semplice il funzionamento della tecnologia Cloud. Di passi in avanti ne abbiamo fatto tanti. Il Cloud viene utilizzato nelle maniere più disparate, in base alle esigenze di singoli utenti e aziende. Fa ormai parte del nostro quotidiano e rende comodi i servizi internet. Potremmo dire che il cloud computing completa il quadro iniziato sia dal Wi-Fi e sia dal Bluetooth, un’interconnessione conveniente per tutti.
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La nuvola virtuale è la più estesa di tutto l’universo. Non possiamo fare altro che puntare lo sguardo verso l’infinito virtuale, qualcosa più grande di noi. Leonardo da Vinci una volta disse:
“Una volta aver provato l’ebrezza del volo, quando sarai di nuovo coi piedi per terra, continuerai a guardare il cielo.”
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