Nel mondo delle fabbriche e della produzione su grande scala, c’è una sfida costante: rimanere aggiornati con le ultime tecnologie senza spendere una fortuna. Qui entra in gioco il “retrofitting tecnologico”, un’operazione che può sembrare complessa, ma che in realtà è come dare una seconda giovinezza ai propri dispositivi. Immaginate di poter insegnare a un vecchio robot industriale a ballare a ritmo di musica moderna; ecco, in pratica, il retrofitting tecnologico fa proprio questo, ma con i macchinari.
Allora, come funziona esattamente? Pensate al vecchio macchinario come a un anziano saggio che ha bisogno di occhiali (nuovi sensori) per vedere meglio, di un apparecchio acustico (sistemi di comunicazione avanzati) per sentire meglio e di un paio di scarpe sportive (software più recenti) per correre veloce come i giovani.
Quando si aggiorna un macchinario, il primo passo è capire quali sono le sue limitazioni. Forse non comunica in modo efficace con i sistemi moderni, o forse è lento e poco efficiente nel compiere i suoi compiti. Una volta individuati questi punti deboli, si può procedere con il retrofit.
I sensori moderni sono gli occhi e le orecchie dei macchinari industriali. Installando nuovi sensori, un vecchio macchinario può misurare con precisione la temperatura, la pressione, la velocità o qualsiasi altro parametro critico per il suo funzionamento. E come fanno a parlare questi sensori con il cervello del macchinario, ovvero il suo sistema di controllo? Attraverso una rete di comunicazione digitale avanzata, spesso aggiornata durante il retrofitting per trasmettere dati in tempo reale.
Il cuore dell’operazione è l’aggiornamento o la sostituzione dei sistemi di controllo, che funzionano un po’ come il cervello di una persona. Se un tempo il vecchio sistema di controllo poteva solo reagire a comandi semplici e svolgere operazioni di base, con l’aggiunta di un nuovo PLC (Programmable Logic Controller) o di un computer industriale, il macchinario può imparare nuovi trucchi. Questi nuovi “cervelli” digitali sono programmabili e possono essere aggiornati per migliorare l’efficienza, la velocità di produzione e la qualità del lavoro svolto.
Il software è il linguaggio con cui comunichiamo con il macchinario. Aggiornando il software, possiamo insegnare al macchinario vecchi trucchi in modo nuovo o addirittura completamente nuove abilità. Il software determina come il macchinario interpreta i dati dai sensori e come reagisce. Un software moderno permette di avere una flessibilità impensabile anni fa. Ad esempio, lo stesso macchinario potrebbe essere programmato per svolgere compiti diversi con solo qualche cambiamento nel software.
Un altro aspetto cruciale del retrofitting è l’integrazione. In un ambiente industriale moderno, è fondamentale che tutti i macchinari possano “parlare” tra loro e con i sistemi di gestione centrali: è ciò che si chiama Industria 4.0. Aggiornando le interfacce di comunicazione, i vecchi macchinari possono essere integrati in una rete intelligente, contribuendo all’efficienza e all’automazione della produzione.
COMMENTI