Immagina di avere un vecchio e fidato frigorifero che funziona ancora dopo anni e anni. Non è bellissimo a vedersi, non ha tutte le funzioni moderne, ma conserva perfettamente il cibo. Nel mondo dell’informatica, il “vecchio frigorifero” è il codice legacy, ovvero quelle parti di programmi scritte tempo fa, magari in linguaggi di programmazione ormai datati, che continuano a essere usate all’interno dei sistemi aziendali. Ma vediamo perché il codice legacy è ancora così persistente.
Prima di tutto, capiamo cosa significa “legacy” in tecnologia. Questo termine, che letteralmente significa “eredità” in inglese, indica tutto ciò che è stato ereditato dal passato in termini di software e hardware. In particolare, parliamo di software quando ci riferiamo al codice sorgente o ai sistemi di programmi che sono stati sviluppati anni fa.
La persistenza del codice legacy è dovuta a vari fattori. Il primo è il costo. Aggiornare o sostituire sistemi informatici aziendali può richiedere un investimento economico notevole. Non solo: il nuovo sistema dovrebbe essere testato a fondo per evitare malfunzionamenti, formando il personale che dovrà utilizzarlo e, a volte, interrompendo le attività aziendali durante la fase di transizione.
Un altro motivo è la compatibilità. Nel corso degli anni, un’azienda può aver accumulato dati e procedure specifiche che si interfacciano perfettamente con il sistema legacy. Cambiare codice potrebbe significare riscrivere parte o tutti questi processi per farli funzionare con nuove tecnologie, un compito che può rivelarsi complesso e rischioso.
Inoltre, esiste il rischio di perdita di dati. I dati che risiedono in sistemi legacy potrebbero non essere facilmente trasferibili a nuovi sistemi senza una perdita significativa di informazioni. E poiché i dati sono spesso il cuore pulsante di un’azienda, questo rischio non è affatto trascurabile.
Il codice legacy potrebbe anche contenere conoscenza aziendale critica che nessuno ha documentato altrove. Negli anni ’70, ’80 e ’90, le best practice per la documentazione del codice non erano così diffuse come oggi, il che significa che parti vitali della “memoria” aziendale potrebbero essere intrappolate in questo codice vecchio stile.
Infine, c’è la resistenza al cambiamento. Le persone tendono a preferire le cose con cui sono familiari. I dipendenti che hanno lavorato con un certo sistema per anni potrebbero opporsi o sentirsi a disagio con nuove tecnologie. Questa è una sfida umana e organizzativa tanto quanto una tecnica.
Dal punto di vista tecnico, la manutenzione del codice legacy implica una serie di pratiche. Gli sviluppatori potrebbero doversi confrontare con linguaggi di programmazione datati, spesso con una minore comunità di sostegno rispetto a quelli più moderni. Potrebbero dover lavorare senza gli aiuti di moderni ambienti di sviluppo, che rendono più semplice trovare e correggere errori nel codice (debugging).
Nonostante queste sfide, il codice legacy non è necessariamente destinato ad essere sostituito in tutti i casi. In molti scenari, può essere mantenuto in vita e funzionale attraverso la “refactoring”, cioè la ristrutturazione del codice senza cambiarne le funzionalità esterne, per migliorarne la leggibilità e ridurre la complessità. Altre volte, invece, si può optare per un approccio ibrido, dove parti del sistema legacy sono integrate con nuove applicazioni, creando un ambiente di lavoro che conserva ciò che funziona del vecchio, introducendo gradualmente le novità del nuovo.
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