Immaginate di vivere in un mondo dove la vostra tazza del caffè vi avvisa quando il caffè è alla temperatura perfetta per essere bevuto, oppure la vostra auto si prenota da sola il prossimo appuntamento dal meccanico. Questo non è il soggetto di un film di fantascienza, ma la realtà di quello che viene chiamato “Internet delle Cose” (IoT). Ma cosa significa veramente questo termine e come funziona questa tecnologia che collega gli oggetti quotidiani a Internet?
L’Internet delle Cose è un’estensione del tradizionale internet che conosciamo, quello degli computer e degli smartphone, ad una vasta gamma di altri oggetti, dispositivi e ambienti fisici. La fondamentale novità è che questi oggetti sono dotati di sensori e tecnologia per connettersi, scambiarsi dati e a volte anche prendere decisioni autonomamente.
Iniziamo dalla base: ogni dispositivo connesso nell’IoT ha un modo per raccogliere informazioni dal mondo fisico. Questo avviare grazie ai sensori. Pensate ai sensori come a dei piccoli occhi elettronici o orecchie che possono vedere o sentire cose come temperatura, luce, pressione, movimento o altre. Una volta che questi sensori hanno “percepito” qualcosa, hanno bisogno di inviare questa informazione a “qualcuno” che possa capirla.
Qui entra in gioco la connettività. Questi dispositivi utilizzano varie forme di tecnologie senza fili, come Wi-Fi, Bluetooth, Zigbee, o reti cellulare come 5G, per inviare i dati che hanno rilevato. È simile a quando inviate un messaggio con il vostro smartphone, solo che in questo caso è un oggetto, come un termostato intelligente, a inviare le informazioni sulle condizioni di temperatura della vostra casa ad un’app sul vostro telefono.
Dopo la raccolta e l’invio dei dati, questi devono essere processati e interpretati. Questo può avvenire sia localmente che in un luogo lontano chiamato “cloud”. Il cloud è basicamente un gruppo di computer potenti situati in un data center che possono analizzare grandi quantità di informazioni molto velocemente. Utilizzando l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico, questi sistemi possono trarre conclusioni dai dati o persino imparare dal comportamento degli utenti.
Ad esempio, un dispositivo IoT potrebbe imparare che vi piace avere la casa a una certa temperatura in momenti specifici della giornata e regolare di conseguenza il riscaldamento senza che dobbiate dirglielo ogni volta. Il punto chiave è che tutti questi passaggi — dalla rilevazione, all’invio, alla ricezione e all’interpretazione dei dati — lavorano insieme per rendere gli oggetti “intelligenti” e capaci di interagire con noi e l’ambiente in modi nuovi e utili.
Infine, l’IoT non riguarda solo la comodità individuale. Ha anche il potenziale per migliorare l’efficienza energetica, la gestione delle risorse e l’automazione in settori come l’agricoltura, la produzione e la sanità, fornendo mezzi per monitorare e ottimizzare processi che prima erano difficili da controllare.
L’Internet delle Cose è dunque un ecosistema in crescita che lega l’ambiente fisico a quello digitale attraverso dati e connettività. Ed è proprio questo fitto intreccio ad offrire infinite possibilità per semplificare e migliorare le nostre vite, sia a livello personale che collettivo.
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