Immaginate di fare un salto indietro negli anni ’60 o ’70, quando il mondo dei computer era dominato da immense macchine a cui si accedeva tramite terminali a testo. Qui l’interazione tra uomo e macchina avveniva principalmente attraverso l’inserimento di comandi testuali, tramite una tastiera collegata a un monitor, spesso monocromatico. Per comunicare con il computer, bisognava digitare una serie di codici e comandi precisi – una sorta di lingua segreta per gli addetti ai lavori. I primi terminali a testo non erano particolarmente amichevoli: imaginevi dover ricordare un’algebra di comandi senza poter contare su icone o bottoni da cliccare!
Avanzando rapidamente verso gli anni ’80, qualcosa comincia a cambiare: nascono le prime interfacce grafiche, come quella introdotta dal legendary Apple Macintosh. Queste nuove maschere digitali, chiamate GUI (Graphical User Interface), sono una rivoluzione. Invece di digitare comandi, gli utenti possono ora interagire con il computer attraverso elementi visivi familiari, come finestre, icon, menù a tendina e caselle di testo. Questo è possibile grazie a sistemi come il “mouse”, un dispositivo che consente di spostarsi comodamente sulla schermata e “cliccare” sugli oggetti desiderati. L’ambiente diventa così più intuitivo, e i computer iniziano a entrare nelle case delle persone, non solo nelle aziende.
Gli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio vedono ulteriori migliorie e affinamenti delle GUI. Ora abbiamo sistemi operativi con interfacce sempre più ricche e dettagliate come Windows 95, XP, 7, 8, 10 e oramai 11 o le diverse versioni di macOS. Le interfacce diventano sempre più belle esteticamente e facilitate da guidare anche per chi non è un esperto di informatica. Inoltre, in questo periodo iniziano a sperimentare con l’interattività e la personalizzazione: i computer non solo rispondono ai nostri comandi, ma iniziano a “comprendere” i nostri comportamenti e a personalizzare l’esperienza di uso in base alle nostre abitudini.
Entrando nell’era moderna, il dialogo con il computer va oltre l’uso di mouse e tastiera: tocco, voce e sguardo diventano nuovi metodi di interazione. I dispositivi touchscreen, come i tablet e gli smartphone, si diffondono velocemente, avvicinando ancora di più la tecnologia al grande pubblico. La tecnologia del touchscreen permette di gestire direttamente sulla schermata quello che prima richiedeva il mouse. Parimenti, gli assistenti vocali e i sistemi di riconoscimento facciale o degli occhi rendono l’esperienza ancora più naturale e diretta.
L’ultima tappa di questo viaggio è rappresentata dalle tecnologie immersive, come la realtà virtuale (VR) e aumentata (AR). La realtà virtuale ci immerge in un mondo completamente creato dal computer, dove possiamo muoverci e interagire come se fosse reale. Usando visori speciali, siamo capaci di guardare in ogni direzione e utilizzare controller per manipolare oggetti virtuali. La AR, d’altro canto, sovrappone informazioni grafiche al mondo reale, usando magari la camera di uno smartphone per “aggiungere” elementi alla nostra vista.
Queste nuove frontiere espandono in maniera inaudita il concetto di interfaccia utente, facendoci letteralmente “entrare” nella tecnologia e rendendo i confini tra reale e virtuale sempre più sfumati. La soglia tra noi e le nostre macchine si assottiglia costantemente, all’inseguimento di un’integrazione sempre più simbiotica e naturale.
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